Aggiornato il 10 luglio 2024 alle 12:20
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Un portale per il monitoraggio territoriale sui beni confiscati alla criminalità organizzata
Intervista al Presidente della cooperativa sociale “Apeiron”
27 maggio 2024

Intervista a Emiliano Sanges Presidente cooperativa sociale “Apeiron”:

 

Apeiron”: questo il nome della Cooperativa, ma anche un termine con cui i greci indicavano il concetto di “infinito, illimitato”. Quali limiti tendete a superare con questo progetto e come nasce?

Apeiron nasce dal mondo del volontariato nel 2008, quando io e mio fratello decidemmo di far nascere la cooperativa ad Aversa, occupandoci inizialmente dei budget di salute per l’asl e negli anni diversificando le attività. Fin dall’inizio abbiamo sempre posto alla base del nostro lavoro il rispetto per i lavoratori e per i loro diritti. Oggi ci occupiamo di prima e seconda accoglienza dei migranti, basti pensare che siamo la rete più grande in Italia per l’accoglienza dei rifugiati ucraini in Italia, con 550 posti. Con questo progetto intendiamo porre al centro dell’attenzione la persona: con la sua storia, il suo presente, il suo futuro, i suoi bisogni e le sue risorse, utilizzando i beni confiscati per dare lavoro e futuro alle persone svantaggiate. Attualmente abbiamo in gestione due beni a Pignataro Maggiore (Cento moggi e Villa Imposimato) e un terreno confiscato a Santa Maria La Fossa affidatoci da Agrorinasce.

 

Chi sono i soggetti che inserite nel mondo lavorativo?

Sono sicuramente Utenti psichiatrici, con l’attivazione di percorsi di sviluppo di autonomia e integrazione sociale e professionale di utenti con disagio psichici; poi anche i migranti, infatti Apeiron ha fatto dell’accoglienza non solo uno servizio ‘umanitario’, ma anche un’opportunità per lo sviluppo del territorio, perché accogliere vuol dire accettare ma anche spronare, vuol dire tendere una mano per aiutare a risollevarsi; infine le persone affette da disabilità, in un’ottica di tutela del diritto al lavoro (borse lavoro, tirocini formativi, etc…).

 

Nel 2021 avete avuto in affidamento da Agrorinasce- Agenzia per l’innovazione, lo sviluppo, la sicurezza del territorio un terreno confiscato sito in Santa Maria La Fossa in località Camino, producendo ad oggi già oltre 5 mila pacchi di pasta di 4 formati diversi, soprattutto di grano duro Marco Aurelio. Quali sono le caratteristiche di questo grano e qual è l’importanza dell’agricoltura sui beni confiscati?

Il grano Marco Aurelio si presenta come un grano particolarmente indicato per la trasformazione. Si, la produzione è di circa 5mila pacchi di pasta, di cui una parte è stata venduta, una parte regalata a persone svantaggiate tramite le “Caritas” locali. La pasta non è l’unica nostra produzione, infatti abbiamo iniziato coltivando zucche e pomodori. Il terreno affidatoci da Agrorinasce a Santa Maria La Fossa in località Camino rappresenta un luogo importante per noi essendo un bene confiscato alla criminalità e noi crediamo che liberare un bene confiscato non vuole dire soltanto toglierlo dalle mani della criminalità organizzata, ma significa restituirlo alla collettività attraverso l’erogazione di servizi e attività sociali, offrire uno spazio, una possibilità a tutti e generare quel processo di partecipazione, condivisione e riscatto.

 

Progetti futuri sul bene confiscato a Santa Maria La Fossa, anche in collaborazione con Agrorinasce?

Qualunque attività su un bene confiscato è importante, sono luoghi di resistenza dimostrando che è possibile un'altra economia nel rispetto del territorio, di un'altra economia non inquinante e rispettosa del territorio e contemporaneamente creando posti di lavoro. Il bene confiscato di Santa Maria La Fossa è il terreno più grande che abbiamo e sarà il cuore della nostra attività di coltivazione.

 

Scritto da Monit Agrorinasce