Santa Maria La Fossa (CE) - I beni confiscati valorizzati per fini sociali e pubblici possono anche raccontare. Hanno molto da dire sull’azione di riscatto, sulla loro trasformazione in realtà produttive d’inclusione lavorativa di persone svantaggiate, sulla sostenibilità ed alta qualità di ciò che producono, sulla differenza tra la precedente ‘vita criminale’ e l’attuale ‘vita legale’.
Il racconto di queste trasformazioni è di Agrorinasce che li ha rese possibili, creando le condizioni per un loro utilizzo, e le cooperative che li gestiscono e li vivono quotidianamente nelle soddisfazioni e nelle problematiche; da beni fatiscenti, abbandonati e vandalizzati sono diventati punti di riferimento territoriale che offrono servizi e danno voce a chi non ha voce. Sono beni confiscati e iniziative sociali che diventano modelli di sviluppo e di legalità e attirano l’attenzione di quanti, come il gruppo di Castellamare di Stabia recatosi in visita il 27 dicembre 2024, hanno voglia di scoprire, di approfondire, di parlare con chi non si è arreso in “terra di camorra”, ma con coraggio ha restituito quel lembo di terra ai cittadini.
Giovanni Allucci Amministratore Delegato Agrorinasce, nell’accogliere il gruppo costituito da circa cinquanta persone, tra cui giovani attivisti del circolo di “Libera” di Castellammare di Stabia accompagnati dalle rispettive famiglie, ha spiegato con i numeri la situazione dei beni confiscati in Italia “ormai non c’è Regione che non abbia beni confiscati, i numeri sono in crescita ed è un settore, quello della loro rivalorizzazione, che come dimostra l’operato di Agrorinasce nei Comuni soci, può diventare una fonte di notevole sviluppo anche a livello nazionale”.
A guidare il gruppo di visitatori-attivisti di Castellammare di Stabia, il magistrato Cetta Criscuolo che a tal proposito ha dichiarato “Il 27 dicembre insieme ai giovani del gruppo Libera di Castellammare di Stabia, accompagnati da alcuni genitori, siamo stati accolti dai Responsabili di Agrorinasce che ci hanno raccontato la storia delle loro attività e dei beni confiscati alla camorra che nel corso degli anni hanno gestito. Abbiamo visitato cooperative che lavorano all'interno di alcuni di questi beni, dando lavoro a soggetti svantaggiati. Abbiamo visto come lo Stato, attraverso processi laboriosi e talora lunghi, può affermare giustizia ed avviare percorsi di rinascita e bellezza dove vi era solo sopraffazione e violenza.
Per me che lavoro come magistrato è stato un momento di grande fiducia e speranza (merce rara in momenti come questi): i processi che si celebrano non sono solo un momento in cui lo Stato reprime condotte che hanno distrutto vite e offeso un territorio ma il primo passo per creare condizioni di giustizia e di rinascita per l'affermazione della dignità e della libertà di ogni uomo”.
I risultati del lavoro di Agrorinasce, giunta al suo ventiseiesimo anno di attività, sono tangibili. Si toccano e si vedono nel primo bene confiscato visitato dal gruppo, ovvero l’attuale sede operativa di Agrorinasce, il “Centro di educazione e documentazione ambientale” di S. Maria La Fossa intitolato a Pio La Torre, che da masseria appartenuta a Francesco Schiavone Sandokan è diventata sede degli uffici, ospita un impianto biogas per l’abbattimento dei nitrati, un vivaio, una serra di coltivazione di cardoncello gestita dalla cooperativa sociale “Terra Felix”, ad illustrare il progetto di economia circolare messo in atto dalla cooperativa il Presidente Francesco Pascale.
La visita è proseguita a Casal di Principe presso la cioccolateria sociale “Dulcis in fundo” accompagnati dalla Presidente di “Davar” Tina Borzacchiello, con la preziosa testimonianza di una lavoratrice della cioccolateria. Il gruppo, poi, si è spostato nella vicina via Treviso, nella sede di “Vitematta” accolti dal Presidente della cooperativa “Eureka” Vincenzo Letizia, dall’educatrice Paola D’angelo e introdotto nel mondo della produzione dell’Asprinio d’Aversa ed altri vini con l’uva coltivata su beni confiscati di Santa Maria La Fossa.
Il pranzo si è svolto presso la “Nuova Cucina Organizzata”, ristorante che sorge in un bene confiscato a Casal di Principe e introduce al lavoro soggetti fragili. La storia e i progetti sono stati illustrati da Tonino De Rosa e da Pasquale Corvino.
In conclusione, la visita presso il Duomo di Capua, un gioiello della cultura italiana, a risuonare nel silenzio della Chiesa solo le parole di Don Gianni Branco, che hanno aperto cuore e mente dei visitatori alla scoperta delle opere d’arte della Cattedrale.